Se vuoi puoi!
Per quanto si possa essere focalizzati nella costruzione di un bel fisico, può accadere di incontrare ostacoli difficili da superare, quali la mancanza di TEMPO per allenarsi, la voglia di farlo e la MOTIVAZIONE.
L’organizzazione, la tecnologia e l’abitudine aiutano a ottimizzare le ore eppure, a volte, le giornate non sembrano abbastanza lunghe per portare a termine quello che abbiamo programmato.
Manca veramente il tempo oppure è una difesa inconscia del nostro cervello allo stato d’animo “dovrei ma non ne ho voglia”?
La palestra che frequentavi non era solo un luogo pieno di attrezzi, ma parte di una strategia:
- avevi pagato un abbonamento che, inconsciamente, equivaleva ad aver firmato un contratto con te stesso;
- eri circondato da “modelli” migliori e peggiori che ti ricordavano come eri e cosa volevi diventare;
- eri seguito da persone preparate che ti guidavano nel percorso verso i tuoi obiettivi;
- sfruttavi un pacchetto pre-confezionato che conteneva tutto ciò che ti serviva; a te restava il compito di ritagliare un’ora del tuo tempo da dedicare a te stesso.
È arrivato il momento di tirare fuori una frase che mi hai sentito usare spesso:
La soluzione è sempre la stessa: fare le vele a seconda del vento!
Che nel nostro caso significa: ricreare le condizioni a cui eravamo abituati.
Partiamo dagli attrezzi.
L’obiettivo è quello di ideare un programma di allenamento che coinvolga tutti muscoli del corpo.
Detta così sembra un’idea ambiziosa ma, se ci pensi bene, significa semplicemente fare un passo indietro e ripetere la ricetta con ingredienti diversi.
La tecnologia e il marketing, nel tempo, hanno migliorato e sconvolto il mondo del fitness: macchinari selettivi hanno ridotto i rischi di infortunio e massimizzato il focus sui singoli muscoli, l’ergonomia e i materiali hanno reso gli esercizi più comodi e funzionali rendendo – di fatto – piacevole e divertente allenarsi.
Bene, questo purtroppo non c’è più! E la ricetta?
Continuiamo a sfruttare la tecnologia e il marketing, ma li ridimensioniamo alle nostre possibilità.
Prova a cercare su Pinterest o su Instagram tra gli innumerevoli esempi di “palestre casalinghe”. Troverai soluzioni incredibili e attrezzi impensabili.
Questo è il primo passo.
Cerca di capire, tra le cose che hai trovato, quali potrebbero fare al caso tuo; dopodiché vai sui gruppi Facebook dedicati, su Amazon, nei siti che vendono attrezzature sportive, su eBay o, più in generale, fai delle ricerche su internet.
A questo punto, in base al budget che ti sei prefisso e agli attrezzi che hai selezionato, cerca le occasioni migliori che puoi trovare.
Ti posso dire, per esperienza, che puoi costruire un piccolo tempio dell’allenamento, fatto su misura per te, con pochi soldi e poco spazio.
Il punto di vista è sempre molto importante.
Nel nostro caso abbiamo il mio, che è quello di un personal trainer, e il tuo, quello di un individuo con degli obiettivi strettamente personali.
Potresti essere una persona che vuole dimagrire, oppure che ha necessità di mettere su peso, giovane o meno giovane, uomo o donna, appartenente a un bio-tipo piuttosto che a un altro, e così via.
Ma questo a te non interessa, perché tu sei tu, il resto non conta.
Capisci bene che se le tue esigenze, i tuoi obiettivi e le tue possibilità sono l’unica cosa importante (ed è assolutamente così), io – da personal trainer – per poterti essere veramente d’aiuto, devo poter vedere le cose esattamente dal tuo punto di vista.
I muscoli rispondo a degli stimoli. A loro non importa se vengono provocati da macchinari di ultima generazione o da un paio di manubri ben utilizzati.
Intensità. Sovraccarico. Frequenza. Varietà.
Sono solo alcuni dei parametri da gestire.
Personalizzazione è la vera parola magica. E in questo periodo di individualismo forzato, lo è ancora di più.
Ora ti dico quello che devi fare, e te lo dico dal mio punto di vista:
- Contattami: parleremo di te. Stabiliremo i confini entro i quali ci potremo muovere: la tua situazione fisica, i tuoi obiettivi, il tempo che potrai dedicare allo scopo, le esigenze e preferenze alimentari, i tuoi punti deboli e quelli forti.
- Il tuo badget. È stupido girarci intorno. I soldi che uno può/vuole dedicare all’aspetto “fitness” della propria vita sono l’elemento più variabile da persona a persona. Non sono qui a dirti che i soldi non sono importanti, ma posso assicurarti che non sono l’ingrediente principale della ricetta. Si possono comprare manubri con la selezione automatica del peso che costano 600 euro, come elastici professionali da 10 euro; oppure una lat machine da 500 euro o un cavo d’acciaio, una carrucola e due moschettoni da 20 euro; è lo stimolo che arriva al muscolo che conta.
- Fatti aiutare a preparare un piano di acquisto delle attrezzature, di allenamento e alimentare in linea con le tue possibilità e le tue esigenze.
In definitiva ti suggerisco di contattarmi (anche in via anonima) per procedere alla stesura di una strategia personalizzata.
Ti proporrò diverse soluzioni tra cui scegliere.
Senza impegno. Provare non costa nulla.
A presto.
Home Gym
- Le buone abitudini, nel tempo, portano a grandi risultati.
Negli ultimi anni è cresciuta la consapevolezza dei benefici derivanti dall’attività fisica e, ancor più, dall’efficacia di una corretta programmazione della preparazione nel lungo periodo.
In pratica, ha attecchito il seme del sano movimento all’interno della routine quotidiana.
- La speranza è l’ultima a morire.
Qualcosa interviene a interrompere la sana abitudine… Può essere un infortunio, un problema personale, una priorità diversa, oppure, come in questo caso, l’improvvisa chiusura delle palestre.
Qual’è la reazione psicologica naturale? In un primo momento ci si trova spaesati, incapaci di reagire di fronte a un evento fuori dal nostro controllo; si tende ad aspettare, convinti che presto le cose cambieranno, si aggiusteranno.
- Un buon motivo per smettere può essere un’ottima scusa.
Dopo un periodo ragionevole, avviene la reazione: ci si adatta o si reagisce.
È tutta qui la differenza tra quello che sei e quello che vuoi essere: puoi subire gli effetti negativi di quanto ti ha riservato la sorte lasciando vincere la pigrizia e l’apatia, accettando di perdere i risultati faticosamente guadagnati tra fatica, determinazione e sudore, decidere di aspettare che le cose tornino a posto seguendo il naturale corso degli eventi.
Oppure puoi reagire! E qui ci sta bene una frase che mi aiuta nei momenti d’incertezza:
- Fare le vele a seconda del vento.
Non è facile e non è per tutti, anche se la soluzione può essere praticamente istantanea.
È idea comune che molte delle caratteristiche delle persone sono difficilmente mutabili e che, in pratica, uno nasce coraggioso o pauroso, volenteroso o indolente, attento o distratto, e così via.
In realtà cambiare è possibile, ma richiede impegno.
Per prima cosa occorre essere consapevoli della caratteristica che vorremmo migliorare e poi operare scelte che portino nella direzione necessaria al cambiamento, ovvero optare per la strada più impegnativa, perché contraria alla scelta dettata involontariamente dalla caratteristica negativa che fino a quel momento ci appartiene.
Complicato? Diciamolo più semplicemente: se ti fermi un attimo a pensare, scopri di sapere quasi sempre qual’è la cosa giusta da fare ma, molto spesso, pensi che il gioco non vale la candela o che l’azione richiede troppo sforzo, cadendo nella decisione di non agire pur sapendo che perderai qualcosa.
- Non posso essere io il limite di me stesso!
Se una cosa si deve fare, e questo dipende da me, allora la cosa verrà fatta.
Se accettiamo di non essere i limiti di noi stessi, moltiplichiamo la possibilità di successo in ogni campo della nostra vita.
Mi rendo conto di aver peccato di presunzione, affrontando argomenti che potrebbero sembrare poco attinenti al mondo della formazione sportiva, ma vi invito a guardare oltre alle semplici parole per afferrare il concetto che
- rendersi conto della situazione
- pensare a cosa è giusto fare
- programmare nel lungo periodo
- passare all’azione
è la giusta sequenza di passi da portare avanti, uno dopo l’altro, per arrivare a ottenere i risultati.
Vagando per il web, è facile notare come gli articoli/video più gettonati, nell’ambito sportivo legato alle palestre, siano quelli dedicati all’home gym.
Eppure manca qualcosa… questo è quello che penso ogni volta che ne guardo uno.
Allenarsi a casa, per proprio conto, è veramente difficile.
Le palestre sono attrezzate con macchine, che costano svariate migliaia di euro l’una, dedicate a specifici muscoli. Limitano il rischio di farsi male e aiutano nel corretto svolgimento del movimento.
L’alternativa, quella di allenarsi con manubri e bilanciere, è già molto, ma molto più impegnativa. Presuppone una preparazione e un’esperienza di buon livello e, spesso, l’assistenza di un partner di allenamento. Il rischio di farsi male e, comunque, di non essere abbastanza efficaci negli stimoli, è praticamente una certezza per la maggior parte delle persone.
Quindi, non credo che avere a casa una panca, due manubri e un bilanciere sia la soluzione definitiva per tutti.
In sostanza, l’allenamento “fai da te” casalingo, è – generalmente – poco efficace per l’atleta esperto e quanto meno pericoloso per l’atleta con poca esperienza.
So che quanto sto per dire verrà visto dalla maggior parte dei lettori come un “portare l’acqua al proprio mulino” ma, vi invito caldamente, a cercare tra le mie parole qualcosa che non vi torna, qualcosa che vi sembra poco coerente con il termine “concetti maturati da una lunga esperienza”.
La formula magica, non per continuare la preparazione fisica, ma per salire di livello sfruttando il concetto di “fare le vele a seconda del vento” – che vuol dire adattarsi alle circostanze – consiste nel farsi aiutare da un personal trainer a preparare un programma costruito su misura sulla persona, considerando i mezzi che si hanno a disposizione e il tempo che si può dedicare.
Detta così può sembrare una soluzione semplicistica, perché – effettivamente -sono poche parole che, come l’introduzione di un libro, fanno da incipit a un discorso molto articolato.
Dietro al parabento c’è un primo contatto – ovviamente – non vincolante, dove ci si conosce, si stabilisce il punto di partenza, gli obiettivi e si decidono le regole del gioco.
Il compito del personal trainer, è quello di usare la propria esperienza per assistere l’allievo lungo il percorso attraverso i passaggi più efficaci per ottenere i giusti risultati.
Per contattarmi clicca qui! Ti assicuro che troverai più di quello che immagini.
Intervista al coach
Intervista al coach.
Quattro chiacchiere in amicizia.
Negli ultimi trent’anni la mentalità sportiva delle persone è cambiata. C’è stata una forte accelerazione in campo medico, formativo, tecnologico e, soprattutto, nella consapevolezza dei benefici che una corretta attività fisica garantisce. Qual è il suo punto di vista?
Ha detto bene: la gente è più consapevole, è disposta a investire sul proprio benessere a favore della salute, senza trascurare il beneficio collaterale legato alla pura estetica.
Pochi decenni fa la palestra era il tempio del maschio; spesso arrangiata con pochi attrezzi in un garage o in uno scantinato, era caratterizzata da ferro, polvere e odore di sudore. Gli obiettivi comuni erano quelli di dimagrire o “pomparsi” per diventare grossi.
Caricare il bilancere e spingere, questa era la regola più rispettata, sintetizzata nella frase “no pain no gain”.
L’anatomia, la fisiologia del movimento, le tecniche d’intensità, gli integratori, l’alimentazione, erano tutte variabili quasi sconosciute che si cercavano di apprendere leggendo le poche riviste disponibili a quei tempi.
Raccontaci la tua esperienza nella prima palestra a cui ti sei iscritto?
C’erano le macchine! Quella era la prima grande differenza, oltre alla doccia e allo spogliatoio, rispetto al garage cui ero abituato.
Dal punto di vista pratico ricordo un po’ di delusione: per un mese mi hanno fatto fare solo bike e addominali, qualche piegamento sulle braccia e poco altro.
La paura che mi facessi male influenzava la didattica.
Se penso a tutta l’aerobica che mi hanno fatto fare mi viene ancora da ridere. Solo chi è vero amante della ghisa può capire la sofferenza portata dalla sostituzione dei pesi, come elemento principale, con la corsa come elemento quasi unico.
E dopo quel primo mese, coach, come sono progrediti gli allenamenti?
Esistevano le schede, come oggi, e solitamente variavano di mese in mese, ma si trattava di programmi semplici, privi di anamnesi soggettiva, di definizione e monitoraggio degli obiettivi. Si utilizzavano i classici 3×8/3×12, rare volte le tecniche piramidali 10/8/6/4, e così via. Squat e stacchi erano considerati pericolosi per la schiena, e quindi poco utilizzati.
Alimentazione e integrazione?
Anche qui facciamo un salto nella preistoria: se volevi mettere su muscoli aumentavi le kcal; applicavi, cioè, il “mangia che cresci”; se invece dovevi dimagrire eliminavi pasta e pane.
Non c’erano siti internet e gli integratori, limitati a barrette, proteine, creatina e bcaa, si compravano nei negozi; poi, come succede anche oggi, si sentiva parlare di doping…
Mancava completamente il concetto di benessere fisico e psicologico, dell’importanza dei macro e dei micronutrienti, dell’equilibrio nel sistema immunitario, della postura e della ciclizzazione degli allenamenti.
Semplicemente non si sapeva quello che si sa oggi.
Nella pratica, che evoluzione c’è stata?
Sono avvenuti cambiamenti sotto tutti i punti di vista ma, per portare il discorso sulla parte che più mi riguarda, penso di poter dire che la figura del personal trainer è tra quelle che ha giovato di una crescita maggiore.
Chi si approcciava all’allenamento con i pesi, poteva contare sui consigli e le schede del proprietario della palestra. In genere si trattava di un appassionato con una discreta esperienza pratica, ma niente di più. Non esisteva una formazione vera e propria, dei protocolli da seguire, evidenze scientifiche importanti e alla portata degli appassionati.
A dirla francamente, si dava soprattutto credito alle persone con qualche chilo di muscolo in più, senza pensare se quei fisici fossero il risultato di una genetica generosa, di metodi azzeccati o di sostanze poco ortodosse.
Per chi non amava la palestra, l’alternativa consisteva nel copiare i movimenti dell’istruttore nei pochi corsi registrati su cassette da guardare in tv.
L’emergenza sanitaria che stiamo affrontando ci costringe a cambiare le nostre abitudini e, con la chiusura delle palestre, pensi che esistano alternative per chi vuole continuare ad allenarsi?
“Fare le vele a seconda del vento”!
Purtroppo le cose non vanno quasi mai esattamente come le avevamo programmate… e allora occorre adattarsi.
Se usciamo dall’ambiente delle palestre, troviamo un’infinità di situazioni legate, per lo più, alla quantità e qualità degli attrezzi disponibili. Ci si può allenare a corpo libero, con un barra per le trazioni, con uno zaino pesante e qualche bottiglia d’acqua; si può costruire una corda da trx, o investire qualche soldo in elastici e manubri, fino ad arrivare a panca e bilancere.
Gli strumenti per allenarsi si trovano sempre, il difficile è restare motivati e raggiungere dei risultati. È proprio su questi due punti che diventa fondamentale la figura del personl trainer che, con un programma personalizzato e ben strutturato, permetterà di sfruttare al massimo l’attrezzatura disponibile.
Non dimentichiamoci che, senza la possibilità di utilizzare dei carichi progressivi importanti, occorre lavorare molto di fino per arrivare al cedimento muscolare restando nel giusto range di volume e intensità.
È il caso di dire che persone professionalmente preparate servono maggiormente dove le condizioni sono più difficili.
Un’ultima domanda, fare il personal trainer oggi è molto di moda, pensi che sia un lavoro alla portata di tutti?
Una cosa di cui sono certo è che oggigiorno a nessuno è più permesso, in campo lavorativo, di improvvisare. La concorrenza è tanta, la gente confronta e pretende ma, innanzitutto, il personal trainer influisce pesantemente sulla salute fisica dei suoi clienti. Questo è il motivo principale per cui questa figura deve essere assolutamente professionale e competente.
Continuando nella mia analisi, non posso fare a meno di evidenziare anche il fatto che è difficile trasmettere agli altri cose che non si sono prima provate sulla propria pelle. Io, ad esempio, ho preparato nuotatori, pallanuotisti, maratoneti, lottatori, o semplicemente persone che volevano tonificare il proprio corpo, oppure perdere 25 kg per evitare un’operazione chirurgica. Come avrei potuto immedesimarmi in loro se non avessi provato anch’io l’emozione di una gara, la gioia di una vittoria o il sapore amaro di una sconfitta? Come avrei potuto toccare i punti giusti per stimolare l’entusiasmo e la tenacia se non li avessi mai provati?
Essere stati atleti è imprescindibile.
“Sapere” e “saper fare” sono due mondi che appartengono a galassie differenti.
Ultima cosa, ma non per importanza, per fare il personal trainer devi essere innamorato della professione. Devi provare piacere e soddisfazione nei risultati che riesci a far raggiungere dai tuoi clienti.
A presto coach.
AEROBICA SI' O AEROBICA NO?
John Gatti
Excerpt
Sicuramente l’attività cardiovascolare è importante per la salute e trova una sua collocazione all’interno di un programma ben strutturato.
Ciò che non è altrettanto certo, è il tipo di cardio in cui impegnarsi, l’intensità, la durata e la frequenza.
Partiamo da un luogo comune:
il cardio fa dimagrire
Sì e no.
La verità è che il dimagrimento è sempre legato a un deficit calorico: se introduciamo meno calorie di quelle che utilizziamo, allora dimagriamo.
Pensare di perdere peso puntando tutto sull’aerobica, è una semplificazione che può portare a non ottenere i risultati sperati.
In pratica, se voi correte alla mattina presto completamente a digiuno per attaccare subito i grassi avendo scarse riserve di glicogeno epatico a disposizione, oppure organizzate le vostre sedute di cardio della durata di almeno 20 minuti per entrare nella zona lipolitica, dove il combustibile principale proviene dai grassi, non prendete in considerazione un fatto importante:
Il corpo umano è una macchina che si adatta e non risponde immediatamente agli stimoli cui è sottoposta.
Gli effetti dei nostri allenamenti, siano essi di natura aerobica o anaerobica, si misurano nelle settimane e nei mesi, questo perché il corpo tende a compensare gli squilibri. Perciò, nel lungo periodo, dimagriamo allo stesso modo – a parità di attività – sia che siamo nella fascia lipolitica, che ci alleniamo a digiuno o con le scorte belle piene, ed è il tipo di “combustibile” che utilizzeremo quello che poi il nostro fisico reintegrerà preferibilmente.
L’attività aerobica che andremo a fare, inoltre, la potremo differenziare a seconda dell’intensità. Avremo quindi:
- intensità bassa e costante;
- intensità media e costante;
- alta intensità intervallata da intensità media e bassa.
Una cosa importante, nella scelta del fattore “intensità” con il quale allenarsi, è la contestualizzazione all’interno del programma che si sta seguendo.
Premesso, come abbiamo già detto, che dal punto di vista favoreggiamento del dimagrimento, la tempistica dell’aerobica, e anche il modo in cui si raggiunge la quota di calorie bruciate, non sono determinanti per questi obiettivi, altrettanto non si può dire per quanto riguarda l’impatto di un’attività rispetto ad un’altra.
Il recupero ha la stessa importanza dell’allenamento.
Sulla base di questa affermazione, risulta chiaro che andare ad inserire un lavoro aerobico molto intenso e frequente in una scheda di allenamento impegnativa, a livello sistemico, per il nostro organismo, può portare a problemi di recupero che si traducono in scarsi risultati.
Parlando, ad esempio, di una situazione in cui si ha un alto volume di allenamento, magari in deficit calorico per perdere qualche chilo, è evidente che è più consigliabile un’attività cardio di bassa intensità e poco frequente che non impatti negativamente sul nostro organismo già stressato.
Oppure, possiamo avere due casi differenti a seconda del biotipo di appartenenza dell’atleta: in fase di bulk, ha senso inserire allenamenti di aerobica ad alta intensità per chi ha difficoltà a gestire le calorie in eccesso, mentre non ha nesun senso nel caso di soggetti che hanno difficoltà a mettere su peso.
Insomma, anche questo tipo di allenamento va pianificato per essere ben inserito in un programma che preveda un perfetto equilibrio fra tutte le variabili.
Tornando un momento sulla tempostica dell’allenamento cardio, mi sento di suggerirvi di inserirlo al termine della seduta con i pesi, questo semplicemente per non andare a intaccare le energie che vi servono per garantire una buona intensità quando avete le mani sui ferri.
Al di là di tutte le considerazioni fatte, va detto che l’attività cardiovascolare fa sicuramente bene ed è un’ottima idea inserirla nei nostri programmi ma, se il nostro obiettivo e il dimagrimento o la ricomposizione corporea allora, a maggior ragione, occorre pianificare chirurgicamente il suo inserimento nella nostra strategia. Questo al fine di massimizzare i risultati ed evitare sconvolgimenti negativi a livello sistemico.
NON SOLO L'UNIVERSO FEMMINILE - 3^ parte.
John Gatti
Excerpt
In questa terza parte allarghiamo il discorso agli atleti in generale, perché l’argomento che andiamo ad affrontare è valido sia per le donne che per gli uomini.
Nelle palestre è facile notare persone che si allenano a “istinto”: in pratica organizzano le sedute regolandole su “come si sentono”.
O ancora si osservano individui che seguono schede generiche di allenamento impostate unicamente sull’alternanza dei gruppi muscolari.
È un po’ il principio della “old school”:
No pain no gain!
Il famosissimo detto che spinge a dare il massimo, in termini di intensità, a ogni seduta di allenamento.
Giorno dopo giorno, senza variazioni programmate.
Numerosissimi studi scientifici hanno sconfessato questo principio.
L’apparentemente semplice regola che consente di ottenere dei risultati, prevede la parola programmazione.
Quindi, per raggiungere l’obiettivo, occorre preparare una strategia che tenga conto di moltissimi fattori.
Se parliamo di individui che non aspirano a risultati estremi (partecipazione a gare BB o eventi agonistici), possiamo semplificare la lista con un elenco di questo tipo:
- Biotipo e situazione fisica di partenza – argomenti già accennati negli articoli precedenti.
- Abitudini alimentari, BMR, NEAT, TEA, TDEE – dove, il BMR è il metabolismo basale (quello che il nostro corpo brucia per rimanere in vita); il NEAT è il dispendio calorico dovuto all’attività normale di tutti i giorni; il TEA sono le calorie bruciate durante l’attività fisica vera e propria; il TDEE (sempre semplificando) è la somma dei valori precedenti, ovvero le calorie di cui necessitiamo per non perdere o guadagnare peso. Questi dati, accompagnati da uno scrupoloso monitoraggio, permettono di calibrare la gestione dei macronutrienti nei vari cicli di allenamento. (Online potete trovare numerosissimi siti che propongono semplici formule per il calcolo di questi valori.)
- Disponibilità di tempo – Non esiste solo l’allenamento: la famiglia, il lavoro, il sociale, ecc. sono tutti fattori che vanno valutati con attenzione. Il piano strategico deve essere plasmato sulla vita dell’atleta.
- Obiettivo – Ipertrofia, forza, dimagrimento, recupero da infortunio, ricomposizione corporea, miglioramento prestazioni atletiche, ecc. Gli obiettivi possono essere moltissimi e, per ognuno di essi, occorre un programma adatto.
- Scheda di allenamento – Salire al livello superiore significa andare oltre le tabelle standard e non accontentarsi di un programma se non studiato e personalizzato nei dettagli. Oltre a questa premessa di base, è necessario seguire passo passo l’avvicendarsi degli allenamenti perché, per ottenere risultati, è imprescindibile una progressione dei fattori allenanti tale da provocare un adattamento del fisico. Anche su questo punto ci sarebbe molto da parlare ma, per restare a un livello discorsivo, accenno solo ai fattori principali da prendere in considerazione: il volume, che è la quantità di lavoro svolta durante un allenamento; l’intensità: che indica il carico utilizzato e la densità: che è il rapporto tra il tempo sotto tensione e la durata dell’allenamento. Queste sono alcune delle variabili (le più importanti) che una scheda corretta deve utilizzare, insieme ai periodi di scarico e riposo, per stimolare adeguatamente il fisico e guidarlo all’adattamento.
- Monitoraggio – L’atleta va seguito, perché sono i dati che raccogliete a guidarvi nei cambiamenti del programma e a stabilire i traguardi successivi.
- Feedback – L’atleta va letto. Non è lui che deve adattarsi al personal trainer o alla scheda ma, in base ai risultati, alla risposta fisica e psicologica, alla capacità di recupero, alla motivazione personale e alla disponibilità di tempo, sarà il preparatore ad apportare le modifiche necessarie a far quadrare i conti.
Ricordatevi che:
- Se il il fisico non viene sottoposto a uno stimolo sufficiente non ci sarà un adattamento.
- Se il fisico verrà sottoposto a stimoli esagerati non ci sarà adattamento.
- Per ottenere risultati occorre agire nel range giusto, in equilibrio tra stimolo e recupero.
Veniamo ora alle prossime domande:
- Aerobica sì o aerobica no?
- Sforzi brevi e intensi o lavoro a buffer?
- Allenamento progressivo costante o ciclizzazione?
Con queste domande tornano rilevanti le differenze tra donna e uomo pertanto, nel prossimo articolo, approfondiremo argomenti legati alle strategie da applicare nell’allenamento femminile.
L'UNIVERSO FEMMINILE - 2^ parte.
John Gatti
Excerpt
Infatti se, come ho scritto nell’articolo precedente, l’anamnesi del cliente è fondamentale per centrare gli obiettivi prefissi, è anche vero che occore partire dalla buccia per arrivare al nocciolo.
È in questa fase che, a grandi linee, dobbiamo capire quale biotipo rispecchia meglio il nostro fisico:
- Ginoide – Si tende, per rendere meglio l’idea, ad associare la forma di una donna “ginoide” a quella di una “pera”, dove l’accumulo maggiore di grasso avviene sulle cosce, sui glutei e sui fianchi.
- Androide – In questo caso il fisico è associato a una forma a “mela”, con accumulo tendenziale del grasso nel ventre e nella parte superiore del corpo.
- Misto – rientra in questa categoria chi presenta caratteristiche di entrambi i biotipi.
Già questa prima classificazione, sebbene empirica e superficiale, ci permette di abbozzare qualche rflessione.
Per esempio, se la tendenza è quella di accumulare grasso dalla vita in giù, occorre programmare l’allenamento in modo da non favorire il ristagno negli arti inferiori puntando, preferibilmente, sullo stimolo a una migliore circolazione generale. Pertanto il cardio, ad esempio, verrà strutturato in modo da prediligere sedute a bassa intensità (camminate, che favoriscono lo smaltimento di liquidi e tossine) piuttosto che sforzi intensi di maggior durata che portano all’accumulo di acido lattico.
La donna “androide” può permettersi un approccio diverso all’allenamento. Il tipo “misto” dovrà essere valutato a seconda delle caratteristiche dominanti.
Aerobica e allenamento con i pesi, sono due tipi di esercizio che vanno bilanciati perfettamente per ottenerne i massimi benefici, e questo può essere fatto solo dopo un’attenta valutazione del soggetto. In pratica occorre scendere più in profondità nello studio della persona, andare oltre la buccia, oltre al biotipo, è necessario studiare la postura, lo stato di forma generale, gli scompensi fisici, la risposta al metabolismo e tanto altro ancora.
Concentrarsi sui “punti deboli”, come l’accumulo di grasso sulle cosce, affrontando sedute di squat e ore di tapis roulant, potrebbe non essere la scelta migliore in termini di impegno/risultato.
Al di là dell’allenamento che, come possiamo capire dalle poche considerazioni che abbiamo fatto, va studiato sulla persona e considerando moltissime variabili, il recupero ha un’importanza di pari livello. Il giusto equilibrio tra stimolo e riposo garantisce i migliori risultati. Eccedere da una parte o dall’altra, nella migliore delle ipotesi, porta a una perdita di tempo, se non a un peggioramento sistemico rispetto a quello di partenza.
Concludo la seconda parte dell’argomento invitando le donne a un approccio positivo verso l’allenamento con i pesi.
Vi garantisco che lavorare utilizzando stimoli crescescenti, vari e adeguati, porta il fisico a un adattamento con risultati visibili in termini estetici.
La vera domanda è: perché le schede di preparazione generiche non sempre funzionano? Perché individui di costituzione apparentemente simile reagiscono agli stimoli in maniera differente? E perché non basta il “biotipo” a classificare una persona?
Nel prossimi articoli approfondirò il tema, darò alcuni suggerimenti e farò delle considerazioni. Tutto questo, ovviamente, sempre nell’ottica di condividere le conoscenze teoriche e pratiche che permettono di stabilire i giusti obiettivi e, soprattutto, di raggiungerli!
L'UNIVERSO FEMMINILE.
John Gatti
Excerpt
Non c’è nulla di più specifico dell’allenamento di un essere umano. Le differenze tra individui sono infinite e vanno dalla genetica alla morfologia, attaversando l’aspetto psicologico e quello degli obiettivi personali, fino ad arrivare al livello fisico generale e all’esperienza specifica.
In mezzo c’è un mondo di sfacettature.
Ma la prima grande vera ripartizione di categoria l’abbiamo tra uomini e donne.
In questo articolo propongo alcune riflessioni sul mondo femminile.
Ormoni, cellulite, ritenzione idrica, timore di avere troppi muscoli, di perdere femminilità… sono solo alcuni degli ostacoli che si incontrano lungo il cammino nella preparazione di una donna.
Partendo da dati di fatto supportati da studi scientifici, troviamo il primo punto discriminante: la quantità di testosterone presente nelle donne è pari a un decimo di quella presente nell’uomo. Questo è il motivo per cui il fisico femminile non potrà mai – escludendo l’uso di sostanze dopanti e caratteristiche genetiche particolari – avvicinarsi morfologicamente alla massa muscolare del mondo maschile.
A questo punto ci si potrebbe domandare se vale la pena impegnarsi in palestra pur avendo un handicap così marcato. In realtà sì, e questo soprattutto perché gli obiettivi dell’uomo e della donna sono, genericamente parlando, di natura completamente diversa.
- Il motivo principale che spinge una donna in palestra è strettamente legato alla ricerca di un miglioramento estetico del fisico. Il solo aumento della massa muscolare, a favore della diminuzione della percentuale di grasso corporeo, porta a un aumento del metabolismo basale; il che vuol dire, in parole povere, bruciare più calorie a riposo facilitando la strategia del controllo del peso.
- Il dimagrimento localizzato sembra non esistere (uso il condizionale per dare la giusta importanza agli innumerevoli studi che lo dimostrano, anche se ne abbiamo alcuni che, almeno in parte, asseriscono il contrario). Ci sono infatti tipologie di fisico che portano ad accumuli adiposi in zone specifiche del corpo, generalmente glutei e cosce per le donne; in questi casi sono necessari stimoli e strategie specifiche per ottimizzare il lavoro in palestra.
- Salute: l’allenamento con i pesi combatte i rischi legati all’osteoporosi migliorando la densità ossea; l’attività fisica in generale aiuta il sistema cardiovascolare, la mobilità articolare e, tramite allenamenti mirati su determinati muscoli, migliora la postura e l’equilibrio tra le varie parti del corpo. Sebbene il dimagrimento localizzato, come ho già detto, sia una questione marginale, l’intervento su muscoli target permette invece di intervenire in modo mirato su quelli realmente carenti.
Tra i lati positivi dell’essere donna nell’ambito dell’allenamento fisico, troviamo un catabolismo muscolare minore e una maggiore sopportazione ai volumi di lavoro.
In definitiva, la decisione di voler introdurre un programma di allenamento per raggiungere risultati estetici e benefici per la salute importanti, deve essere ben ponderata al fine di preparare una strategia mirata ed efficace.
Io, in qualità di personal trainer, ritengo estremamente importante la fase preliminare, che prevede:
- L’analisi della situazione corporea (plicometria, misure, proporzioni, situazione cardiovascolare, eventuali patologie, ecc.)
- Abitudini (alimentari, fisiche, di vita, ecc.)
- La definizione degli obiettivi (benessere generale, dimagrimento, ricomposizione corporea, estetico, recupero da traumi, allenamento funzionale al miglioramento in altri sport, ecc.)
- Prima scheda di studio per capire esattamente il punto di partenza e consigli alimentari
- Definizione di un programma personalizzato che tenga conto di tutti i parametri emersi.
- Corretta esecuzione degli esercizi, incremento costante dei fattori allenanti, controllo del recupero muscolare, suggerimenti alimentari
- Aggiornamenti periodici dei dati e conseguente adeguamento del protocollo di allenamento.
Esperienza, aggiornamento continuo e professionalità sono solo una parte di quanto richiesto a un buon preparatore. Le capacità psicologiche e le conoscenze specifiche, per rendere il tutto veramente efficace, devono essere utilizzate con plasticità, in modo da adattare il programma alla vita dell’atleta per rendere il processo fluido, mirato e, soprattutto, bello da seguire.
Se vuoi veramente salire di livello sul piano fisico contattami, parleremo direttamente dei tuoi obiettivi e della tua situazione.